Art. n. 11 seconda parte
c) la parte freezing, o blocco,
come preferisco chiamarla, si difende abbassando al minimo le funzioni vitali
fisiche e/o intellettive, si spegne, rallenta, si ottunde. Di fronte ad una
situazione difficile può restare imbambolata, incapace di pensare e di prendere
decisioni, quasi come se non provasse interesse per ciò che le sta accadendo e
per ciò che le sta intorno. Si può estraniare da ciò che la circonda e agire
come se non la riguardasse. Questa difesa è molto antica, l’abbiamo in comune
con tutti gli animali, compresi i rettili. Il nostro sistema nervoso genera
questa modalità blocco quando crede di percepire un pericolo talmente
grande da non avere scampo. La sensazione che dà origine ad una reazione del
genere è quella di essere appunto in pericolo di vita. Gli animali si fingono
morti quando sanno di non avere nessuna probabilità di vincere attaccando o
fuggendo. La parte blocco, quindi, ricorda esperienze di panico in cui
l’unica possibilità di scampo era restare immobile, invisibile,
inerme. È molto facile che un bambino sperimenti il panico e che il suo sistema
nervoso adotti questa reazione istintiva e involontaria. Quando, da adulti, si
attiva la parte blocco, essa racconta storie di grande spavento,
terribili da sopportare.
A qualcuno sarà capitato di
restare senza parole, con i pensieri confusi, per esempio nel venire aggrediti
verbalmente o per una richiesta inattesa di un superiore. Poi, con il passare del tempo, la
mente ha ripreso a funzionare e sono venute fuori le parole non dette o azioni
che al momento erano state impossibili da compiere. Qualcun altro può essere
rimasto pietrificato dalla paura senza poter muovere un muscolo. Una amica ha
visto cadere il figlioletto di pochi anni in piscina senza riuscire a
soccorrerlo né a gridare.
d) la parte attacco è in
clima di guerra. In guerra non si dorme e non si abbassa mai la guardia. In
guerra il sospetto sovrasta tutto, e, in attesa che il nemico si materializzi, bisogna stare molto attenti. Quindi mentre tutti vivono la loro vita e credono
di stare al sicuro, la parte attacco è vigile, si guarda intorno e tiene tutto
sotto controllo, perché al minimo segnale di pericolo deve scattare: da
sentinella sempre all’erta si trasforma in combattente. La parte attacco deve
far paura al nemico, è un animale da combattimento, una macchina da guerra, non
deve bere con gli amici, ridere e scherzare, e se lo fa è solo in apparenza
perché nel suo intimo non smette mai di aspettare che il nemico faccia la prima
mossa. La parte attacco attacca. Urla, colpisce con le sue parole, offende,
giudica, critica, umilia a ben vedere. Il suo scopo è salvare vite umane. Ma
come un Kamikaze può anche sacrificare la propria vita per salvare quella di
chi le sta a cuore. La parte attacco ricorda epoche in cui la furia l’ha invasa
pur di ribellarsi a situazioni penose. Sono storie adolescenziali, di solito.
Storie in cui l’umiliazione e la vergogna avrebbero generato la resa assoluta.
Invece la parte attacco si è difesa strenuamente e ha trovato la forza di
ribellarsi, anche sembrando pazza e irresponsabile. Chi è fuso nella parte
attacco tende a interpretare negativamente quello che fanno le persone con cui
si relaziona e spesso aggredisce per futili motivi. Non si fida e non si lascia
andare, ma è anche fortemente autocritico, cioè sembra utilizzare l’autocritica
come arma per bloccare la spontaneità e gli impulsi ad aprirsi al mondo. Nel
mondo animale ci sono svariati esempi che descrivono bene questa parte, un
animale da difesa come il cane lupo, amico fedele del suo padrone, per esempio,
che siede al suo fianco ma capta l’arrivo di estranei e ringhia mostrando i
denti per difendere il territorio. Il gatto che soffia e arcua la schiena
quando si sente minacciato. Sono comportamenti istintivi di protezione del
branco e di sé stessi che hanno garantito la sopravvivenza della specie e sono
iscritti nel patrimonio genetico. Il Sistema Nervoso Autonomo si può attivare
in modo automatico quando interpreta uno stimolo come segnale di pericolo.
e) la parte fuga si
difende attraverso l’evasione. Non sempre si manifesta con una palese fuga
fisica. Può evitare luoghi in cui sente disagio e persone che le creano
malessere, oppure può cercare degli stimoli che la distolgono da ciò che la
turba profondamente. Droghe, cibo, sesso possono generare uno stato di
eccitazione, di ebbrezza, di piacere, o di ottundimento che distolgono l’attenzione da
altre emozioni che la parte sente insopportabili, connesse ad un evento
ansiogeno o doloroso. La parte racconta di traumi vissuti nel passato e resi
tollerabili con queste strategie di evitamento. Non fa che mettere in pratica
le azioni che hanno avuto successo nell’infanzia: guardare il soffitto immersa
nelle fantasie mentre i genitori litigano violentemente, abbuffarsi di dolci
per non sentire la solitudine, masturbarsi per trasformare in eccitazione sessuale
la rabbia che non è permesso esprimere per delle umiliazioni subite. Nel mondo
animale questo comportamento è espresso dalla fuga vera e propria, oppure dalla
tendenza di alcune bestiole a nascondersi, a muoversi in maniera furtiva,
cercando di farsi notare il meno possibile. La parte fuga ha bisogno di tanta
delicatezza e pazienza per essere calmata. Ci sono persone che fuse nella parte
fuga, possono sembrare talmente spaventate dalla relazione, così timide, da
spingere chi si relaziona a loro a lasciar perdere, ad allontanarsi
spontaneamente per non essere invadenti.
Queste parti piccole possono essere presenti in tutti noi,
ma apparire ed alternarsi al sé della vita di oggi senza creare problemi. Ci
può essere una certa consapevolezza della loro esistenza ed anche una qualche
armonia tra loro, ma in genere il Sé della vita di oggi mantiene la guida e media
tra le diverse modalità, cercando il sistema più efficace per affrontare le
situazioni di difficoltà. In caso di storie altamente traumatiche (esperienze
di vita violente o di grande trascuratezza o spaventose) oppure in caso di
estrema sensibilità caratteriale del bambino, alcune di queste parti si attivano
violentemente e prendono il posto del Sé della vita di oggi fondendosi
completamente con esso e dando la convinzione irremovibile che nel presente si
stia replicando l’evento traumatico vissuto nel passato, nello stesso identico
modo. La reazione è dunque automatica ed estrema, infantile o animale che dir
si voglia, ma non più adeguata alla situazione presente, così come invece lo
era stata momento del trauma.
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